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Poesia, Invocazione e Preghiera

Non vedo dove Tu sia,

non conosco il tuo volto

ma dicono che tutto puoi

Ti prego ascoltami.

Donami la Pazienza

Dolcezza e Sapienza

come ad Agostino

oppure toglimi subito

il Desiderio e poi …

ogni orrore del Vuoto.

ntoni

Abbiamo tanto bisogno di un Cesare Beccaria (1738-1794)

“L’arte della ricchezza” di Carlo Scognamiglio Pasini svela il lato “economico” del grande giurista e filosofo.

Cesare Beccaria economista (Mondadori Università, pagg. 328, euro 22). Beccaria è famoso giustamente come autore di Dei delitti e delle pene. Lo finì che aveva 26 anni. Era il massimo che si potesse scrivere e pensare sul tema, ed ha fama mondiale. A ventisei anni, Beccaria smise di fare il giurista, e provò a trasferire i principî illuministici che aveva attinto dai francesi Voltaire ed Helvetius e dagli inglesi Locke e Hume all’economia e al pensiero sociale. Aveva capito anche che la questione della «moneta» è essenziale. La teoria monetaria non è qualcosa di incomprensibile, ma uno strumento per dare ricchezza e felicità a tutti.

 

 

‘N’ Amigo Vero

Pubblico volentieri la poesia inviata da SIlvio Z.:

Tuti quanti in pressa in pressa
sòto el sòl che te cusìna.
‘Na peàda a ‘on sasso pànto
mentre ‘ndèmo al simitéro.

Zò pestàde par quèa tosa
che gà fàto tristo intrìgo,
e zò vardade de traverso!

Nà magnàda de ùa cùrta
le noade al Bagnaròeo
le pescàde in te ‘e fossone
mentre scàmpa via le ore
Quindès’ani quasi par gnente!
Tanto vento ne ‘ea testa
gnènte altro che n’impegna.

Soeo : Sogni … Bae… Fughe e
Paure….!

Den!… Den Den … Den Den !…
cossa xèa ‘sta campanèa?……
Xe ‘na sciàfa so’ ‘ea còpa
che me riva da lontàn…..

Ma come sempre al to’ verso
gò l’ ‘ingrùmo dal borènso
mi ‘eo so che no gà sènso
moèar zò sta’ sganassada,
ma tegnèrme pì no’ sò.

“ ZssssssS!”

“S…. cusè tanto!
E pianzì pure,
mi invesse, me rancùro
e rendo onore a st’ amigo che me ‘eassa.!”
nToni

Commento
E’ il ricordo di un amico morto annegato tanti anni fa, che fa tornare tutti i ricordi belli e il tempo meraviglioso vissuto insieme a lui. Ma essi si stemperano quasi subito nella cruda realtà del fatto tragico accaduto . Questo non impedisce ora di costruire un quadretto ideale sospeso nel tempo. E torna così a rivivere solo il Sentimento, quello che non si perderà mai, quello delle amicizie che si possono dire davvero eterne .

Guida al testo steso in dialetto euganeo.
-Sàsso pànto .
Stà per sasso che spunta ostinato nella strada bianca che conduce al cimitero del mio paese
-Le magnàde de ùa curta.
-Bagnaròeo
Piccolo corso d’acqua del mio paese che raccoglie acque termali provenienti dal sottosuolo e costantemente in alta temperatura.
L’assaggio della prima uva dell’anno fresca e saporita, sottratta con furbizia al suo proprietario.
-Sciàfa so’ ea còpa.
Schiaffo forte calato sulla nuca
-Ingrùmo dal borenso.
Ingorgo, dovuto ad un improvviso motto d’ ilarità, spesso incontrollabile.
-Sganassàda.
Risata molto sonora e prolungata
-Rancùro.
Raccolgo in me.

nToni

Ho bisogno solo di te.

Un pensiero che prima tarda e poi fugge

Cala il buio, vuoto assurdo
né presenze, né rumori
cerco complice un pensiero

che non trovo qui da me.
Ecco arriva! Posa piano,
sul balcone e sulla mano.

Presto presto o se ne và.
Sembra merlo e trema forte,
salta, scatta poi si ferma.

Ora un volo. E’ andato via?
No! Ritorna in gran furia,
come giovane guerriero

“Fermo, aspetta !”. Stò per dire.
“ Siedi e resta un po’ con me.
Andrai dopo al tuo destino.

Non volare dal tuo tempo,
non andare via nel vento,
fammi tanta compagnia”.

Un rumore vien dal basso,
non capisco cosa sia.

Forse il gatto che si stira
e ridorme solo solo.
Torna il gelo nella strada:

il gran Nulla e lui che va.
Nell’Aprile grigio avaro,
sento freddo come mai.

Silvio Aprile 2013

Nei prati di Limena

Nei prati di Limena a volte anche fra ruderi e spazi incolti, fra alcuni giorni apparirà la camomilla. Eccovi un mio ricordo.
La Camomilla e la Beguine
La “ Matricaria Chamomilla “  è un fiore umile e prezioso che si trova  di questi tempi, quando celebra le sue  nozze con il Sole dell’estate. Mia madre era solita dire,  che  la camomilla  si  vestiva di  bianco e  oro  e aspettava anche noi  alla festa.   Ma bisognava fare presto, uno scroscio violento di pioggia,  se ne sarebbe andata e non l’avremmo  vista più, forse rapita dal “ Vecio Momo “, un’  orrida   creatura proveniente dal Nord barbaro, che a volte colpiva implacabile uomini, bestie, alberi e cose.
Il racconto molto impressionante mi vedeva rapìto e spaventato, ma intanto lei con un pettine di ferro dai lunghi denti comperato  da uno zingaro di passaggio, compiva grandi falciate sulle ciocche  della camomilla , mentre tutt’intorno si spandeva un profumo che non scorderò mai più. La raccolta era sempre copiosa, mia madre allora sorrideva in maniera misurata come solo i contadini sanno fare, quando sono soddisfatti del loro duro lavoro. Teneva tutto stipato nel grande grembiule blù   annodato alla cinta,  con  due angoli  raccolti e stretti  in mano. Spesso in compagnia della zia Romilda, mia madre molto ben intonata era solita cantare allegre canzoni, erano strofe accompagnate o alternate, ripetute senza posa e senza abbandonare il lavoro .
« Quei giorni d’amor rivivo nel sogno,
vorrei come allor stringerti al cuor.
Dicesti a me “Giuro di amarti sempre”
ed io ti giurai “Tu, sempre tu”.

Ma poco durò la felicità,
le nuvole rosa nel cielo il vento disperde,
l’amore, ch’ eterno ci par, nel nulla si perde,
per non ripensar più a te « ….
A lavoro compiuto, senza averlo chiamato, da Solesino arrivava puntuale un ometto grasso, furbo e sempre serio, con un nome antico che ho scordato.
Ma rivedo ancora la fretta di ricevere il raccolto che avrebbe venduto alle drogherie delle città anche lontane e il mercanteggiare ostinato con mia madre per il prezzo da pagare.
Ora anch’io andrò di questi tempi, per campi, attirato dai boccioli  bianco oro e nel ricordo bello del tempo che fù.
Li raccolgo in fretta al levar del sole, prima che arrivino altri abili competitori: api bottinatrici, coccinelle dalle  mille livree, farfalle d’ogni colore che usano i  fiori  come posatoi e innumerevoli altri insetti  come le  forbicine, i  bruchi inquietanti, le onnipresenti formiche, le cimici verdi maleodoranti e  i  grossi  innoqui  ridicoli bombi.
Cerco come posso di non far male alla pianta,  accarezzandola  piano prima di  stringere  i suoi boccioli .   Vorrei sapesse  quanto le sono grato per il dono che mi fa.
Sbrigo tutto  con cura,  poi conservo  la mia camomilla all’asciutto e in penombra, in seguito  confezionerò  con tanti  sacchettini  che  regalerò agli amici e ai parenti. Ma una buona scorta è per le mie lunghe e fredde    sere d’inverno,  mi servirà per ritrovare calma e  serenità, dopo i rigori del giorno.
Quando si spanderà il profumo erbaceo  intenso dal mio infuso, mentre fuori magari nevica, il   ricordo andrà a questi giorni di giugno e luglio,  lunghi, luminosi di chiara luce  e profumati  in ogni cosa e luogo.
Odora  l’aria di matricaria, profumano le mani, tutto  sa  di buono, d’onesto  e d’antico, mentre le stagioni continuano il loro incessante ciclo.
Anche la terra  così inquieta, sembra aver smesso di fremere sotto i nostri piedi, mentre anch’io senza accorgermene canto allegramente al ritmo di beguine un piccolo ritornello di quella vecchia canzone:
«Quei giorni d’amor rivivo nel sogno,
vorrei come allor stringerti al cuor « .
Tisana di Camomilla.
Lasciare  qualche capolino di camomilla   ben essicato,  in infuso per alcuni minuti. Filtrare con un colino, bere caldo o freddo possibilmente con ottimo  miele.
Mentre vi rilassate a fondo,  sono certo  sentirete arrivare anche voi le note allegre della musica e le belle parole del grande Cole Porter :
« Quando si fa la Beguine
mi pare di udir la dolce canzone
che, nello splendor di un ciel tropicale,
mi fece sognar tra le acacie in fior «.
nToni ( Giugno 2011 )

Cerco una possente Voce

Se l’ombra di una quercia
non placherà la calura,
se l’acqua della fonte
non  mitigherà la  sete,
quando neppure una carezza
allevierà la mia pena,
perché è  l’ anima
che  brucia dentro….
……allora, solo allora
quando tutto è vano,
io cercherò   lontano
ai recessi del tempo
e dell’infinito  spazio,
una voce possente
che mi dica solo:
“  Guarda l’orma lasciata,
e  il  bruco che s’affanna.
Ascolta la campana
e il canto di  quel bimbo.
Sorridi a una carezza,
asciuga  il tuo  sudore
intuisci  il tuo stupore,
per l’orazione  antica
che ritrovi   ora,
all’ombra di una quercia,
con la  calura  estiva ,
ma senza più la sete
e senza più paura ! ”
nToni dicembre 2011