Non vedo dove Tu sia,
non conosco il tuo volto
ma dicono che tutto puoi
Ti prego ascoltami.
Donami la Pazienza
Dolcezza e Sapienza
come ad Agostino
oppure toglimi subito
il Desiderio e poi …
ogni orrore del Vuoto.
ntoni
Non vedo dove Tu sia,
non conosco il tuo volto
ma dicono che tutto puoi
Ti prego ascoltami.
Donami la Pazienza
Dolcezza e Sapienza
come ad Agostino
oppure toglimi subito
il Desiderio e poi …
ogni orrore del Vuoto.
ntoni
Pubblico volentieri la poesia inviata da SIlvio Z.:
Tuti quanti in pressa in pressa
sòto el sòl che te cusìna.
‘Na peàda a ‘on sasso pànto
mentre ‘ndèmo al simitéro.
Zò pestàde par quèa tosa
che gà fàto tristo intrìgo,
e zò vardade de traverso!
Nà magnàda de ùa cùrta
le noade al Bagnaròeo
le pescàde in te ‘e fossone
mentre scàmpa via le ore
Quindès’ani quasi par gnente!
Tanto vento ne ‘ea testa
gnènte altro che n’impegna.
Soeo : Sogni … Bae… Fughe e
Paure….!
Den!… Den Den … Den Den !…
cossa xèa ‘sta campanèa?……
Xe ‘na sciàfa so’ ‘ea còpa
che me riva da lontàn…..
Ma come sempre al to’ verso
gò l’ ‘ingrùmo dal borènso
mi ‘eo so che no gà sènso
moèar zò sta’ sganassada,
ma tegnèrme pì no’ sò.
“ ZssssssS!”
“S…. cusè tanto!
E pianzì pure,
mi invesse, me rancùro
e rendo onore a st’ amigo che me ‘eassa.!”
nToni
Commento
E’ il ricordo di un amico morto annegato tanti anni fa, che fa tornare tutti i ricordi belli e il tempo meraviglioso vissuto insieme a lui. Ma essi si stemperano quasi subito nella cruda realtà del fatto tragico accaduto . Questo non impedisce ora di costruire un quadretto ideale sospeso nel tempo. E torna così a rivivere solo il Sentimento, quello che non si perderà mai, quello delle amicizie che si possono dire davvero eterne .
Guida al testo steso in dialetto euganeo.
-Sàsso pànto .
Stà per sasso che spunta ostinato nella strada bianca che conduce al cimitero del mio paese
-Le magnàde de ùa curta.
-Bagnaròeo
Piccolo corso d’acqua del mio paese che raccoglie acque termali provenienti dal sottosuolo e costantemente in alta temperatura.
L’assaggio della prima uva dell’anno fresca e saporita, sottratta con furbizia al suo proprietario.
-Sciàfa so’ ea còpa.
Schiaffo forte calato sulla nuca
-Ingrùmo dal borenso.
Ingorgo, dovuto ad un improvviso motto d’ ilarità, spesso incontrollabile.
-Sganassàda.
Risata molto sonora e prolungata
-Rancùro.
Raccolgo in me.
nToni
Un pensiero che prima tarda e poi fugge
Cala il buio, vuoto assurdo
né presenze, né rumori
cerco complice un pensiero
che non trovo qui da me.
Ecco arriva! Posa piano,
sul balcone e sulla mano.
Presto presto o se ne và.
Sembra merlo e trema forte,
salta, scatta poi si ferma.
Ora un volo. E’ andato via?
No! Ritorna in gran furia,
come giovane guerriero
“Fermo, aspetta !”. Stò per dire.
“ Siedi e resta un po’ con me.
Andrai dopo al tuo destino.
Non volare dal tuo tempo,
non andare via nel vento,
fammi tanta compagnia”.
Un rumore vien dal basso,
non capisco cosa sia.
Forse il gatto che si stira
e ridorme solo solo.
Torna il gelo nella strada:
il gran Nulla e lui che va.
Nell’Aprile grigio avaro,
sento freddo come mai.
Silvio Aprile 2013
Nei prati di Limena a volte anche fra ruderi e spazi incolti, fra alcuni giorni apparirà la camomilla. Eccovi un mio ricordo.
La Camomilla e la Beguine
La “ Matricaria Chamomilla “ è un fiore umile e prezioso che si trova di questi tempi, quando celebra le sue nozze con il Sole dell’estate. Mia madre era solita dire, che la camomilla si vestiva di bianco e oro e aspettava anche noi alla festa. Ma bisognava fare presto, uno scroscio violento di pioggia, se ne sarebbe andata e non l’avremmo vista più, forse rapita dal “ Vecio Momo “, un’ orrida creatura proveniente dal Nord barbaro, che a volte colpiva implacabile uomini, bestie, alberi e cose.
Il racconto molto impressionante mi vedeva rapìto e spaventato, ma intanto lei con un pettine di ferro dai lunghi denti comperato da uno zingaro di passaggio, compiva grandi falciate sulle ciocche della camomilla , mentre tutt’intorno si spandeva un profumo che non scorderò mai più. La raccolta era sempre copiosa, mia madre allora sorrideva in maniera misurata come solo i contadini sanno fare, quando sono soddisfatti del loro duro lavoro. Teneva tutto stipato nel grande grembiule blù annodato alla cinta, con due angoli raccolti e stretti in mano. Spesso in compagnia della zia Romilda, mia madre molto ben intonata era solita cantare allegre canzoni, erano strofe accompagnate o alternate, ripetute senza posa e senza abbandonare il lavoro .
« Quei giorni d’amor rivivo nel sogno,
vorrei come allor stringerti al cuor.
Dicesti a me “Giuro di amarti sempre”
ed io ti giurai “Tu, sempre tu”.
Ma poco durò la felicità,
le nuvole rosa nel cielo il vento disperde,
l’amore, ch’ eterno ci par, nel nulla si perde,
per non ripensar più a te « ….
A lavoro compiuto, senza averlo chiamato, da Solesino arrivava puntuale un ometto grasso, furbo e sempre serio, con un nome antico che ho scordato.
Ma rivedo ancora la fretta di ricevere il raccolto che avrebbe venduto alle drogherie delle città anche lontane e il mercanteggiare ostinato con mia madre per il prezzo da pagare.
Ora anch’io andrò di questi tempi, per campi, attirato dai boccioli bianco oro e nel ricordo bello del tempo che fù.
Li raccolgo in fretta al levar del sole, prima che arrivino altri abili competitori: api bottinatrici, coccinelle dalle mille livree, farfalle d’ogni colore che usano i fiori come posatoi e innumerevoli altri insetti come le forbicine, i bruchi inquietanti, le onnipresenti formiche, le cimici verdi maleodoranti e i grossi innoqui ridicoli bombi.
Cerco come posso di non far male alla pianta, accarezzandola piano prima di stringere i suoi boccioli . Vorrei sapesse quanto le sono grato per il dono che mi fa.
Sbrigo tutto con cura, poi conservo la mia camomilla all’asciutto e in penombra, in seguito confezionerò con tanti sacchettini che regalerò agli amici e ai parenti. Ma una buona scorta è per le mie lunghe e fredde sere d’inverno, mi servirà per ritrovare calma e serenità, dopo i rigori del giorno.
Quando si spanderà il profumo erbaceo intenso dal mio infuso, mentre fuori magari nevica, il ricordo andrà a questi giorni di giugno e luglio, lunghi, luminosi di chiara luce e profumati in ogni cosa e luogo.
Odora l’aria di matricaria, profumano le mani, tutto sa di buono, d’onesto e d’antico, mentre le stagioni continuano il loro incessante ciclo.
Anche la terra così inquieta, sembra aver smesso di fremere sotto i nostri piedi, mentre anch’io senza accorgermene canto allegramente al ritmo di beguine un piccolo ritornello di quella vecchia canzone:
«Quei giorni d’amor rivivo nel sogno,
vorrei come allor stringerti al cuor « .
Tisana di Camomilla.
Lasciare qualche capolino di camomilla ben essicato, in infuso per alcuni minuti. Filtrare con un colino, bere caldo o freddo possibilmente con ottimo miele.
Mentre vi rilassate a fondo, sono certo sentirete arrivare anche voi le note allegre della musica e le belle parole del grande Cole Porter :
« Quando si fa la Beguine
mi pare di udir la dolce canzone
che, nello splendor di un ciel tropicale,
mi fece sognar tra le acacie in fior «.
nToni ( Giugno 2011 )
Se l’ombra di una quercia
non placherà la calura,
se l’acqua della fonte
non mitigherà la sete,
quando neppure una carezza
allevierà la mia pena,
perché è l’ anima
che brucia dentro….
……allora, solo allora
quando tutto è vano,
io cercherò lontano
ai recessi del tempo
e dell’infinito spazio,
una voce possente
che mi dica solo:
“ Guarda l’orma lasciata,
e il bruco che s’affanna.
Ascolta la campana
e il canto di quel bimbo.
Sorridi a una carezza,
asciuga il tuo sudore
intuisci il tuo stupore,
per l’orazione antica
che ritrovi ora,
all’ombra di una quercia,
con la calura estiva ,
ma senza più la sete
e senza più paura ! ”
nToni dicembre 2011