OpenStack

La virtualizzazione è tanto indispensabile quanto difficile da mettere in produzione.

Cinque anni fa le CPU offrivano due core: dare motore a sistemi virtuali era ardito.

Oggi le solite FX arrivano a otto core, ci sono CPU ampiamente diffuse a dodici core. Con vetiquattro CPU vertuali si ha un ampio raggio d’azione.

La virtualizzazione richiede un sistema operativo di base di fascia alta: Linux è imbattibile.

VMware è sicuramente una buona soluzione, ma i sistemi operativi alla base diventano non più aggiornabili.

VirtualBOX ha il programma di controllo in Qt ed è eccellente, inoltre nella versione OSE è in repository Debian e Ubuntu ed ha resistito ad aggiornamenti di ogni tipo. Ma se si vogliono avere caratteristiche professionali servono opzioni, come VNC, piuttosto abbandonato in ambito Linux,  che richiedono librerie VirtualBOX disponibili solo come compilati e non nelle repository usuali:  situazione che spinge a formidabili incompatibilità.

KVM è molto interessante, per esempio con ProxMox, che però, con il suo kernel 3.6.32, è piuttosto indietro.

Citrix offre una grande idea con XenServer interamente opensource, ma l’iso, a tutt’oggi, offre un i686 con kernel 3.6.32. Inoltre il sistema di gestione a corredo  è per MS .net 3.5. La versione python è lacunosa, anche se in repository  Ubuntu.

Conviene optare per una soluzione di virtualizzazione che preveda la gestione cloud, con ampio supporto, comunità estesa, framework di terzi soprattutto in repository abituali.

OpenStack è forse una buona scelta. Prevediamo ampie sessioni di test con gli usuali resoconti nel blog.

Segnaliamo un articolo che presenta l’attuale diffusione del progetto.